Spam umano: la nazione che odia i suoi vecchi – tranne due
Ma perché santifichiamo i due anziani Sergio e Francesco e maltrattiamo gli altri 14 milioni?
Accendi la tv, scrolli l’internet, ovunque ci sono due anziani alle prese con le loro beghe di salute. Il cuore della Repubblica, il soffio dello Spirito Santo. Un pacemaker, una polmonite bilaterale. Sergio, Francesco. Il Presidente, il Papa.
Me li immagino stanchi, avviliti da cure e interventi, che riflettono sul futuro del mondo, della nostra nazione, fieri e soddisfatti per quello che fanno e che hanno fatto, incerti su quello che ancora faranno, ma ogni giorno sulla terra è un dono di dio, per chi crede.
Il cuore della Repubblica, il soffio dello Spirito
Circondati da centinaia di giornalisti e telecamere, le finestre delle stanze in cui sono ricoverati presidiate, puntate, inquadrate, e dentro e intorno a quelle stanze gli affetti, i collaboratori, le scorte, un’attenzione spasmodica per queste vite che vengono percepite doppiamente vitali, quintali di fiori spediti e biglietti d’auguri da tutto il mondo, due signori che comunque guarderanno i loro interlocutori con gli occhi buoni e arresi del degente d’ospedale, smontati delle loro divise, in pigiama e con quella parannanza di carta che lascia le pudenda all’aria, la faccia che uno fa quando sta per entrare in sala operatoria, che è un lancio di moneta, testa o croce, fragilità, vale per tutti.
83 anni Sergio, 88 Francesco. Gli anziani più accuditi della nazione, eccezioni luminose, gli si vuol bene e si tifa per loro. Loro due. Che sono in due. Due altezze dei massimi sistemi: lo Stato, la Chiesa; la cosa pubblica, il corpo, il sistema e poi dio, l’incorporeo, i sistemi dell’aldilà.
In due completano il panorama della vita di un uomo medio.
Due maschi, per dire una cosa femminista. Due uomini.
E poi ci sono gli altri 14 milioni.
14 milioni di altri anziani di cui non frega un cazzo a nessuno o quasi – non generalizziamo, per carità.
14 milioni che non hanno la scorta, che non hanno segretari, a cui non arriva una spina e figuriamoci un fiore, che non firmano decreti e non impartiscono benedizioni. Vivono, tantissimi, di una pensione misera, con un ginocchio che scricchiola da 25 anni, un dolore ai denti che non è mai passato da quando se ne sono accorti che avevano 38 anni, l’impossibilità di prenotare qualsiasi visita specialistica, un figlio che non risponde al telefono e che se risponde al telefono è scocciato, e allora io anziano mi impegno a imparare a scrivere i messaggi su ‘sto coso, e glieli scrivo, e mio figlio li riceve e ogni tanto manda un cuore ma poi adesso sono tre giorni che non risponde.
Finché non squilla il telefono. Eccolo il messaggio. E dice che tuo figlio ha bisogno di te. Dice di rivolgersi ai carabinieri, lasciano un numero e parli proprio con i carabinieri, e loro ti dicono che devi pagare dei soldi perché venga trovato un accordo su un certo fatto, un incidente, la controparte è già stata avvisata e se paghi tuo figlio è salvo.
La truffa è servita. Una delle tante.
Ma il colpo non è solo economico. È un colpo politico e generazionale. E la cosa che mi manda fuori di testa è questa: noi tutti, se ci va bene e se avremo una vita lunga e se nessuno ci mette sotto con un camion mentre siamo sulle strisce pedonali, saremo presto o tardi vecchi, tutti, nessuno escluso dei sopravviventi. Ebbene? Dei vecchi comunque non ce ne frega un cazzo di niente. Voglio dire, dovremmo fare qualcosa per i noi del futuro, sarebbe bello, sensato, no?
No. Non ci importa. E anzi i vecchi li schifiamo.
I vecchi sono le nuove prede, la loro carne stagionata è pregiata come il loro patrimonio
Percepiti come problema dal sistema, dallo status quo; sono una risorsa attiva dell’antisistema, della criminalità.
Non sono più i saggi del villaggio, e questo è ovvio – il villaggio è stato venduto ai sauditi –, non sono più i custodi della memoria, quelli che raccontavano le storie ai nipoti, che tramandavano il sapere e il fare.
Sono diventati un fastidio logistico, economico, urbano.
Un problema da parcheggiare in fretta: nelle RSA, dove spesso muoiono soli, in silenzio e in anticipo, tra letti sfatti e personale sottopagato. Oppure in casa, a carico di figli stanchi e che non hanno mai tempo, persi come sono a produrre denaro per il capitale e reinvestirlo nel capitale, le pensioni dei loro genitori in effetti utilizzate come ammortizzatore sociale, e allora benvenuti, nonni – ci aiutano con i bambini.
D’estate restano soli in città, i vecchi. A Natale li molli con la badante e una fetta di panettone. I più poveri rovistano nei sacchi della spazzatura vicino ai mercati e fanno le file alla Caritas: li vediamo nei video, nei servizi dei talk-show politici, le tv generaliste fanno ogni anno il maledetto pezzo sui vecchi che chiamano Polizia e Carabinieri anche solo per fare quattro chiacchiere, robe che sembrano in tutto e per tutto marchettine per l’ufficio stampa della pula: che carini ‘sti vecchi, che poverini che sono, così soli e abbandonati al caldo di ferragosto, sì però cambia che mi fanno tristezza, cambia e apri il vino e metti un’altra cosa.
Perché i vecchi sono carini se rimangono carini lì nello stato non solido del carino-pensiero, ma nella realtà fisica sono una rottura di coglioni alla posta, ingombrano in farmacia e rallentano il flusso del capitale, scassano il cazzo alle riunioni condominiali dove parlano letteralmente solo delle vecchie ruggini tra di loro, che ti servirebbe un recap delle 5.000 puntate precedenti per capire di che diavolo stanno blaterando, della finestra in alluminio anodizzato che l’aveva pagata Taldeitali e poi Tizio l’ha rotta e Caio non ha messo la quota per ridipingerla e poi è morto.
E la società cannibale, eternamente giovane e rampante, questi vecchi li ha messi in un angolo, perché sono lenti, non sanno cliccare sui device con quelle manone deformi, non capiscono il virtuale, guidano da sfiancare il più paziente dei Giobbe automobilistici, ti fregano il posto a lisca di pesce e mo che hanno capito lo SPID glielo togliamo ’sto cazzo di SPID – tiè vecchio demmerda, beccate questa.
E qualcuno magari, impaurito da questa feroce aggressione della contemporaneità, si ritira dalla lotta.
A Verona, due coniugi anziani — Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola, metto i nomi così qualcuno se li ricorda — sono stati trovati mummificati nella loro villa. Morti da almeno quattro mesi. Nessuno li aveva cercati. Nessuno li ha reclamati. A scoprirli sono stati dei ragazzi entrati per caso mentre facevano urbex: esplorazione urbana di edifici dimenticati.
Questo solo meriterebbe una serie intera di ResoTerra.
Non erano senzatetto. Non erano poveri. Abitavano in una villa con uliveto in un posto che si chiama Monte Ricco. Ma erano usciti dal radar sociale. Nessuno li vedeva più. Nessuno si chiedeva più nulla di loro. La loro esistenza — e poi la loro morte — è finita nella cartella spam del mondo: c’era, ma nessuno l’ha aperta. Nessuno ha cliccato.
Forse depressi, forse autoisolati. Sicuramente fuori dal feed. E oggi, se sei fuori dal feed, sei fuori dalla realtà.
È l’immagine perfetta del nostro tempo: se non produci, se non consumi, se non generi contenuti e soldi attivamente, sei un deposito inerte. Come denaro dimenticato in un conto con l’1% d’interesse. Un corpo che respira, ma non performa. Gli anziani che diventano rendita passiva.
E il neoliberismo ha una regola sola: gli asset che non rendono si scartano.
Spam umano, questi signori di Verona insieme a quelli che abbiamo intorno e che vogliamo scartare, dimenticare, mettere nella cartella brutta.
Ah, ma lo Stato, il Governo, loro ci sono, eh.
Per i vecchi, che per inciso hanno sovvenzionato lo stato sociale con i loro 30/40 anni di tasse, adesso arriva il bonus anziani: 850 euro al mese per chi ha più di 80 anni (arivàcce, si dice a Roma), un ISEE sotto i 6.000 euro e un bisogno assistenziale gravissimo.
È il nuovo premio fedeltà, anzi no, è simile a una lotteria: sei arrivato a ottant’anni con seimila euro di ISEE? Cazzo, bravo, anzi bravissimo: eccoti 850 euro per circa due anni, così ti compri quella bara di Taffo che ti piace tanto, che loro sono così simpatici.
Noi gli vogliamo proprio male, a questi vecchi, e il bonus anziani è la sentenza definitiva. È una misura che, secondo la CGIL, riguarderà al massimo 24.500 persone, a fronte di una platea di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti.
Un cerotto su un’emorragia.
Ti hanno sparato col cannone, lo Stato ti dice di prenderti una Tachipirina.
I vecchi vivono in uno stato di solitudine, di abbandono, lasciati a guardare la tv, non possono scegliere, ciucciano in silenzio quello che passa la generalista. E oggi la solitudine è anche digitale: nello smartphone, nel pc, nel device c’è potenzialmente tutto il mondo, ma questo tutto rimane per loro in gran parte inaccessibile, vengono risucchiati dalle bolle delle stronzate perché non conoscono la lingua digitale, non comprendono i codici, e chi riesce ad accedervi si trova in gran parte analfabeta: naviga nel caos con la finta sicurezza del neofita, in realtà non capisce niente.
E me li vedo in questo infinito Internet, soli, spaesati, pieni di emozioni e paure che li rendono vulnerabili: le prede ideali delle truffe, le truffe in parte sempre uguali, in parte in evoluzione, e che evoluzione.
Le truffe si infiltrano come l’acqua
Le truffe classiche funzionano sempre: carabinieri, figli in carcere, incidenti, ospedali. Truffe che arrivano come si infiltra l’acqua. Bussano in un analogico legno di porta, quella di casa. Si insinuano via sms, WhatsApp, Facebook, il messaggio urgente con il link, il finto amico, la proposta d’investimento.
E poi ci sono le truffe romantiche. Quelle sentimentali. Quelle dove ti scrive la donna bellissima, o l’uomo perfetto, il principe saudita (questo è un pezzo saudita, chiaramente) caduto in disgrazia, il principe o il capitano che dopo tre messaggi vuole amarti ma anche investire con te e ha bisogno di soldi per due biglietti per avere salva la vita.
A Chi l’ha visto? hanno dovuto fare un tabellone con tutte le facce usate per ingannare. Non i veri truffatori, ma i volti rubati dai social: uomini affascinanti, donne piacenti, tutti ignari di essere avatar, esche per una truffa.
È il wall del dating andato in merda.
Le truffe grosse però, quelle da centinaia di migliaia di euro, non hanno più manco un volto. Non c’è più Totò che vende la Fontana di Trevi: oggi si vendono Bitcoin, NFT, pacchetti di trading garantito o magari si chiedono soldi ai milionari per risolvere conflitti all’estero, per liberare ostaggi mai rapiti, e non sono immuni nemmeno coloro che pensiamo abbiano struttura, potere e cultura per non abboccare: Massimo Moratti (980.000 euro), Gianna Orrù madre della stellare Marini (300.000 euro), Federica Burger moglie di Carlo Vanzina (30.000 euro): personalità pubbliche colpite e che raccontano, affrontando vergogna e gogna con coraggio, e quanti ce ne saranno che ancora non sappiamo, io stesso ne conosco un paio, non vip ma persone strutturate.
E poi sbucano i deepfake, la voce di Crosetto che sarebbe stata clonata per la truffa a Moratti e altri. Il deepfake usato come arma di distruzione della fiducia, e ad essere clonato sarebbe stato un ministro, e per di più della Difesa, uno che in teoria passa per iperprotetto. E c’è una forma di dileggio? Chiedo. Hanno scelto lui proprio perché è così protetto? Perché la voce del potere, oggi, è il bersaglio più semplice e redditizio? Chiedo. Ma forse in giro si sa che è uno che fa molte telefonate di persona – Non lo so. Chissà.
E con l’AI generativa sarà sempre peggio: voce perfetta, volto indistinguibile, empatia simulata al millisecondo direttamente nelle videochiamate.
Entreranno nei tuoi Ray-Ban Meta Glasses o nel chip cerebrale e ti fregheranno i soldi live, in diretta, il teatro della truffa è aperto, abbiamo fatto anni di prove generali guardando i personal-reality sui social, quei social che ci hanno insegnato a mentire spudoratamente, la messinscena costante in cui viviamo giorno e notte, questa comunicazione di quello che non siamo e che è diventata la comunicazione quantitativamente più spessa che facciamo di noi.
Il capitale dorme in banca
I giovani stravivono il presente – Vogliono aspettare?
No, noi giovani non vogliamo aspettare, vogliamo godere!
Vogliono costruire?
No, noi giovani non vogliamo essere come quei giovani dei servizi sul Corriere con i giovani vincenti, noi giovani vogliamo solo prendere prendere prendere e spendere spendere spendere.
Quindi i giovani prendono.
Che cosa? I soldi all’anziano.
Ecco l’innesco generazionale di tante truffe al vecchio.
Ora, in seguito all’allungamento della vita naturale succede che questi vecchi non muoiano mai. Corpi ipervitaminizzati che tanti li vedi in bici e correre nei parchi con il volto dell’accanimento mentre è giovedì e tu ti stai ancora riprendendo dall’hangover del lunedì sera; abbronzati che sono i primi a occupare le cabine degli stabilimenti di Ostia Lido già a maggio, coriacei, stringono i denti di fronte alle intemperie della vita e reggono botta in questi fisici tenuti bene, un trapiantino qua, un colpo di botox là, la profilazione della mandibola o come diavolo si chiama, tutto fa brodo nella gara per l’eternità.
Ma hanno cervelli fragili, i vecchi. Cervelli che tendono alla demenza, alla malattia neurodegenerativa, su quello non c’è ancora niente che possano fare, lì dentro il sole non batte, non ti puoi abbronzare la materia grigia, i lobi cerebrali non si profilano bene con il Peek (chiaramente l’ho cercato sull’Internet).
E allora sono longevi e non muoiono, e quindi non sganciano, e il capitale non trasloca mai o trasloca troppo tardi e rimane incastrato tra le sette case di proprietà.
Ma il vecchio sarà longevo, sì, però mentalmente è debole, e quindi diventa vittima della truffa, vittima designata, vittima perfetta.
Eureka – Ho la soluzione: Stato, fai una legge per trasferire il denaro per tempo, no? La chiameremo Eutanasia Patrimoniale. Ci siamo.
Ma prima che questo diventi realtà bisogna scongelare questo capitale congelato, di chi detiene e non cede, e allora entra in campo la truffa, che storicamente è un gesto contro chi è diverso da te: il povero truffa il ricco; l’italiano furbo (Totò) truffa lo straniero, il turista; il giovane truffa il vecchio; gli stranieri – albanesi, rumeni, cinesi, olandesi, spagnoli – truffano gli italiani. L’importante è prendere quei soldi che non saranno spesi, le collanine nascoste in fondo ai cassetti, le banconote nel materasso, le ricchezze nelle piccole casseforti da muro, bisogna muovere questo capitale immobile, è uno sporco lavoro e qualcuno eccetera eccetera.
Lo facciamo per tutti, ce lo chiede l’Europa, anzi no, ce lo chiede il capitale.
Noi, vecchi del futuro
L’abbiamo detto. Lo ripetiamo. I vecchi fanno tutti schifo tranne Sergio e Francesco.
Puzzano, sbavano, balbettano, sono pieni di protesi, inciampano nei supermercati e ci rallentano alla cassa.
Sudano anche quando è freddo, hanno l’alito pesante, la pelle che si sfalda, il corpo che si piega su se stesso come una pianta senza sole, perdono aria.
Non sono più belli, e noi, noi che viviamo sempre allegri e costantemente immersi nel culto isterico della bellezza a tutti i costi e abbiamo nel cervello la musica a cassa dritta che fa bum bum bum non possiamo proprio sopportare ciò che è brutto, che non può essere filtrato.
Ecco, ci andrebbe un bel filtro Instagram anche per la nonna.
Oddio, c’è. Oddio, lo sto usando. Oddio, la nonna sono io. Oddio oddio oddio.
Nella nostra visione perversa, ipersocial, gli anziani al limite ci fanno sorridere ma se li trasformiamo in meme ambulanti: vecchi canuti e saggi da pubblicità di assicurazioni e dentiere e apparecchi per attutire la sordità, oppure, peggio, vecchi residuati bellici spacciati come cool su TikTok, e ballano, e si vestono da giovani, e fanno cose giovani. L’Oddio al cubo.
Alla terza volta che li guardi fanno imbarazzo. Senti la fremdschämen che ti sale lungo la schiena, cominci a parlare tedesco, ti sboccia il baffo di Nietzsche sul muso.
Li abbiamo derisi, abbandonati, digitalmente esclusi. Quando non li disprezziamo, ridiamo di loro facendo finta di ridere con loro – vecchi adagi televisivi. Spostame er vecchio de là, metti l’altro vecchio de qua. Abbiamo partorito la versione over di tutto, perché il vecchio mi funziona come il cane e come il bambino, manca solo la versione over dello Zecchino d’Oro, ma so che possiamo farcela.
Eppure. Eppure noi siamo loro. Saremo loro, ricordate?
Siamo tutti vecchi in potenza, oggi, adesso, lo saremo ancora tra dieci minuti, lo eravamo dieci minuti fa.
I più fortunati di noi – NB: i più fortunati – diventeranno loro, i vecchi.
I meno fortunati creperanno prima.
E allora perché li odiamo così tanto?
Abbiamo troppa paura di vedere come saremo, concentrati sul qui e ora del presente eterno che viviamo in questo tempo schizoide a cassa dritta bum bum bum a ballare la danza del consumo?
Sì. E quindi, già che non li vediamo e che ci fanno un po’ schifo, perché non truffarli? I più rampanti tra noi, qui nell’eterno tempo presente delle danze e del divertimento e della bellezza isterica ci sono arrivati, e lo fanno, stanno solo operando passaggi di liquidità, è una roba finanziaria, non è un crimine, non sono truffe, è spostamento di soldi.
Tanto che cazzo ci fanno ‘sti vecchiacci coi soldi? Niente. Truffiamoli, spariamoceli noi, i soldi dei vecchi. Truffiamoli che prima o poi, quando ci toccherà, anche noi diventeremo vittime di truffa.
Sarà la stessa AI a truffarci, e con la nostra stessa voce.
Ti trufferai da solo. E non potrai nemmeno incazzarti con te stesso, perché saprai di avere ragione come truffatore e di essere nel torto da truffato: i soldi vanno presi, spostati, spesi, fatti girare. È il capitale che te lo chiede.
Benvenuto nel futuro.
Quello in cui ti freghi i soldi perché non spendevi i soldi.
E dici pure grazie. Come si dice grazie al nonno che ti ha dato la 50 euro perché una volta tanto sei andato a trovarlo.
«Come si dice a nonno?».
«Grazie, nonno».
The beast in me
Is caged by frail and fragile bars
Restless by day
And by night rants and rages at the stars...
Subito a rivi giù per le membra mi scorre il sudore,
e tremo, se contemplo di giovinezza jl fiore,
pur così bello e soave: ché viver più a lungo dovrebbe.
Ma breve tempo dura la cara gioventù,
simile a sogno; e sopra la fronte ben presto si aggrava
la tediosa informe, la nemica vecchiezza,
priva d'onore, che l'uomo non più conoscibile rende ,
lo avviluppa, gli offusca lo sguardo ed il pensiero.
(Nonno di Panopoli, poeta ellenistico del IV/V secolo d.C.)